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domenica 22 gennaio 2012

Una visione

Quanto ha ragione Richard Bach nel sottolineare l’importanza di “…portarsi sempre dietro… il taccuino dei pensieri fuggevoli”. Non è un’idea improvvisa, né un sogno ciò che voglio raccontare, ma una visione, avuta esattamente un anno fa, il 22 gennaio 2011. Era passata da un po’ la mezzanotte, tornavamo da un curioso concerto jazz: The Roar at the Door. Nel piccolo teatro di Marcialla, un borghetto immerso nella campagna toscana a pochi chilometri da Certaldo, si era esibito un quartetto veramente degno di nota:- Francesco Bearzatti, al Sax; - Raffaello Pareti, al contrabbasso; - Mauro Ottolini, al trombone; - Walter Paoli, alla batteria. Dai toni più di uno spettacolo clownesco-circense che di un evento musicale, vuoi per il carattere istrionico di Ottolini, vuoi per l’ironia di Bearzatti, il concerto ci aveva lasciato un saporino buono in bocca, saporino lasciato anche dal ricordo di una pizza pomodoro, acciughe, capperi, olive e peperoncino, proprio come piace a me, divorata in un localino per nottambuli poco distante dal teatro. Placati i morsi della fame, per la cena saltata, siamo risaliti in macchina diretti a casa.Scendevamo giù per i tornanti, proseguendo pian piano lungo la strada in discesa che serpeggiava tra vigne e oliveti, satolli nell’anima e nel corpo. Non c’era alcun bisogno di correre.Immersi nell’oscurità, a bordo dell’auto che scivolava lenta, eravamo presenti a noi stessi. Due entità separate io e Andrea, ma le nostre percezioni erano ben sintonizzate sullo stesso canale. Solitamente in questi momenti accade qualcosa.Solitamente l’impatto è drammatico e devastante, ma non quella volta. Nel cono di luce dei fari, una visione improvvisa. Un’immagine in bianco e nero si era venuta a creare. Un arco nell’aria: con tre balzi eleganti tre cerbiatti, si sono fatti avanti, uno dietro l’altro, esponendosi al rischio dell’attraversata. Il piede ancora sull’acceleratore. Non c’è stato bisogno neppure di frenare, da quanto andavamo piano. Puf… puf… puf…silenziosissimi, come su un tappeto di ovatta, hanno attraversato. I nostri sguardi si sono incrociati. Il fiato ci è venuto meno. Chissà quale messaggio volevano condurre a noi.
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© Marzia Pasticcini

22 gennaio 2012