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mercoledì 22 agosto 2012

L'ombra del vento

“Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso”.
Nella Barcellona misteriosa del 1945. Daniel Sempere, il figlio undicenne di un libraio, adotta un libro: "L’ombra del vento", un libro che rapisce l'attenzione del piccolo Daniel e lo difende con tutte le sue forze. Questo luogo di cui Isac Montfort è il custode, è il labirintico Cimitero dei libri dimenticati.
Come potevano queste poche righe non rievocare un mio sogno di qualche tempo fa:
“In una casa strana e misteriosa che non so se sia appartenuta a mia nonna, seguo il padrone di casa che si avvia, facendomi strada, in direzione del salottino dove tengono i libri. Il marito bussa andando nel salottino dei libri, perché lui ha rispetto per le anime dei poeti e degli scrittori defunti. Ma non c'è nessuno oltre la porta. Io lo so”.

Le anime degli scrittori sono vive ed è possibile incontrarle e dialogare con loro nell'eterno presente della scrittura e della lettura; l'anima dello scrittore vive e rivive, ogni volta, nel momento in cui un lettore ne segue le parole, i pensieri e le emozioni.
Thriller ed horror si mischiano in questa atmosfera magica e un po' gotica di una Barcellona ammaliante.
Daniel legge il libro tutto d'un fiato appassionandosi a tal punto da rimanerne ossessionato.

Infatti nella disperata ricerca di altri libri del medesimo autore, Julian Carax, scrittore maledetto, che pare sia scomparso e non rintracciabile, Daniel scopre che la copia di cui è in possesso è l'unica esistente, perché qualcuno sta cercando e bruciando le copie di ogni opera di Carax.
La sua esistenza si intreccia con quella dell'autore in una storia enigmatica ed appassionante senza eguali, tale da cambiare la vita sia del protagonista che dei lettori.

© Marzia Pasticcini
Certaldo, 22 agosto 2012

Quello strano sentore che viene dal passato


Ho appena finito di leggere un libro da cui sono stata risucchiata non appena vista la copertina e sbirciato la trama riassunta sul retro. Sin dalla prima pagina, si percepisce una strana aria e l'olfatto è il motivo ricorrente che tiene tutta la storia insieme.
E' come se fossimo penetrati in un Bildungsroman (Romanzo di formazione) dalle tinte fosche, perché incontriamo un adolescente che vive in un orfanatrofio, per poi precipitare in uno strano incubo.
La storia si svolge a Barcellona tra la fine degli anni '70 e inizio anni '80, ma subito dopo veniamo sprofondati in un altro tempo e in un'altra epoca dove il cuore della vicenda che coinvolge emotivamente il protagonista ha avuto inizio e questa atmosfera di "altro tempo" continua ad esercitare la sua influenza in maniera pregnante perché non c'à niente nella narrazione che richiami qualcosa degli anni '70/'80.
Per tutta la durata del romanzo, si respira un'aria di noir frammista a tonalità cupe che pian piano scivolano nell'horror di quei vecchi film americani in bianco e nero. Il titolo è Marina, l'autore è Carlos Ruiz Zafon.



© Marzia Pasticcini
Certaldo, 22 agosto 2012

martedì 21 agosto 2012

Morte dei Marmi


Ho appena finito di leggere un libro che mi ha prestato un mio carissimo amico. L'ho praticamente letto in un pomeriggio e me ne rammarico. Troppo poco tempo per un racconto così esilarante. Però è un testo che non puoi leggere in solitudine, va condiviso, letto ad alta voce, in compagnia, perché è pura oralità. Mi ha dato l'impressione di una conversazione con qualcuno che non vedevi da tempo incontrato al tavolino di un bar.
Seduto al tavolino c'è Fabio Genovesi i cui aneddoti non ti stancheresti mai di ascoltare:
“Noi quando sono arrivati i russi non ce ne siamo mica accorti. Nessuno ci aveva detto dei nuovi ricchi post Unione Sovietica, dei magnati di gas e petrolio. Per noi i russi erano un popolo fiero e modesto, e insieme meschino e invidioso, tutto preso a portare avanti una causa comune che era quella di regalare il paradiso socialista al mondo intero oppure di affogare il pianeta sotto le bombe nucleari. E intanto, nel tempo libero, giocavano a scacchi e leggevano romanzi difficili e si sfondavano di vodka per digerire le cene a base di bambini. Ecco perché i primi russi al Forte sono arrivati senza che ce ne accorgessimo. Perché nessuno li considerava russi”.
I vecchi del paese, quando sono arrivati i russi, non riuscivano a capacitarsi cosa avessero mai mangiato, quattro persone, per avere speso in un ristorantino del posto undicimila e trecento euro. Comunque i vecchi del posto, dice Fabio, non ci dormivano la notte, anche perché loro stessi erano dei gran mangiatori e bevitori, ma una cifra così non l'avevano mica mai spesa.
Anche io dei russi non me ne sono accorta, perché per me gli abitanti del Forte erano Adriana, la mamma della mia amica del cuore Mariacristina, Adriana che parlava con quell'accento strano... con le D al posto delle T, e il bel bagnino biondo, alto e muscoloso nonché campione di Surf che poi la mia amica si è spostata. Ricordo che abitavano in un monolocale sovrastante il loro stabilimento balneare. Ora hanno tre figli e un palazzo a tre piani, un piano per ogni figlio il più piccole dei quali, se ben ricordo, condivide con i genitori l'appartamento al piano terra,. Forse i russi, ora che ci penso, sono passati anche da loro.
Per quanto mi riguarda ero rimasta al film “Sapore di Sale”. Io non credevo che i “Signori", milanesi e i turisti del Forte, come si vedono nei film di Vanzina, fossero veri. Mi ci voleva Genovesi per confermare questo mio sospetto.
Quindici anni fa ero incinta di mia figlia, ed ero al Forte alla cena del Vernissage della mostra di Aldo Mondino. Al mio tavolo si siedono dei milanesi e altra gente vip, spiccicati sputati come nei film di Vanzina e come descrive Genovesi.
Mi ricordo che un tipo accanto a me, mentre era ancora nella galleria, telefona a una tipa invitandola ad un aperitivo e forse anche alla cena.
Dopo neanche due ore, questa si presenta con una mercedes. Una tipa esageratamente chic,  tacco 15, bocca e unghie rosa schoking, bionda e col mercedes parcheggiato di fronte al ristorante comincia a battere le unghie sul tavolo e fa "Vacanze-...." dove andate in vacanza?".
Insomma era partita da Milano per un semplice aperitivo, e poi al ristorante, trovava qualsiasi pretesto per far portare indietro al cameriere i piatti che aveva ordinato o perché c'era il tartufo che a lei non piaceva, o perché era allergica al formaggio.
Mi ricordo che disse: “l'uomo più interessante della serata oltre Mondino è Andrea. Ma ha la moglie incintissima”.
Per me Forte dei Marmi sono sempre state le vetrine e tutta questa fauna sfarzosa.
Genovesi in proposito dice: “... su Forte dei Marmi si è abbattuto uno tsunami di denaro. ...e  se poi per disgrazia viene fuori che a Forte dei Marmi ci hai pure fatto il liceo, allora davvero ti guardano come se gli dicessi che ti sei laureato a Gardaland”.
Se poi gli chiedi dove vivi? Lui risponde: “Io vivo a Morte dei Marmi. Anzi no, a Forte dei Marmi. Perché un paese non è morto se ancora ci vive qualcuno”. E' vero, perché Genovesi la sua casetta non l'ha data via, ma se l'è tenuta per se.

© Marzia Pasticcini
Certaldo, 21 agosto 2012