giovedì 29 dicembre 2011
Il mio momento tranquillo
venerdì 23 dicembre 2011
Il mio caro amico Walter Fusi
© Marzia Pasticcini
Venerdì 23 dicembre 2011
martedì 1 novembre 2011
Una cartolina per le stelle
Una cartolina per le stelle è un sogno lucido, risvegli in altri sogni
La farfalla è chiaro simbolo di trasformazione, archetipo della vita, che reca in sé l’orrido e la bellezza, entrambe parti della medesima unità.
Ma spetta al sognatore svelare il suo significato più recondito.
Richard Bach, alla fine, ha vinto lui.
Ho comprato un taccuino su cui registrare le idee improvvise e che porto sempre con me. Non è il primo, solo l’ultimo di una lunga serie di quaderni che tengo custoditi in una scatola. Ormai non ci stanno più da quanto sono numerosi.
É il mio “Diario onirico” che scrivo ogni mattina, al risveglio, o nel cuore della notte, pronta a catturare immagini evanescenti prima che svaniscano nell’oblio.
È come una seconda vita: ho fatto esperienze nei sogni: ho imparato a volare, ho fatto progressi e mi sono avvicinata ai sogni lucidi, quelli in cui si ha la consapevolezza di sognare e che, se sfruttati bene, ti possono guarire e ritrovi il tuo vero sé divino.
È sufficiente avere la consapevolezza di stare sognando.
È allora che puoi sconfiggere i nemici, trasformare un incubo in una esperienza indimenticabile.
Ma è arduo rimanevi, nel sogno… trattenere le immagini.
Mi è stato detto che la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre 2011 sia stata una notte magica, nella quale, alcune persone, tra le più sensibili, abbia avuto esperienze oniriche extracorporee, o sia stata visitata da divinità o esseri provenienti da un altrove non ben precisato.
Così è stato per me.
Primo risveglio:
È ancora notte, devo ricordare una storia; la trattengo, la scriverò più tardi al risveglio.
Ma è successo un incidente: due macchine bianche parcheggiate lungo il marciapiede. Vedo tutto al di là della strada, sull’altro marciapiede. Camilla e Andrea sono testimoni. Stanno discutendo con chi si trova sul posto, per ricostruire la dinamica della vicenda.
Non so come sia possibile, né per quale motivo, ho una pompa di benzina tra le mani.
La tiro verso di me, cerco di allungarla il più possibile.
Non riesco a vedere dove si trova il distributore, so solo che la gomma attraversa la strada. Alcune auto sopraggiungono e la schiacciano con gli pneumatici.
Provo ad alzarla da terra, stendendo le braccia in alto, per cercare di farla passare da sopra il cofano delle auto in corsa, ma non arriva.
Ne ho abbastanza. Devo raggiungere la nostra auto parcheggiata più in là nella piazza che si trova alla mia sinistra, dove mi aspettano carta e penna per annotare la storia. L’auto svanisce davanti ai miei occhi.
Secondo risveglio:
Sono a casa. Davanti al computer. Camilla e Andrea dormono. La storia è ancora tutta nella mia testa. Sento un rumore. Uno squittio. Si apre la porta in fondo al corridoio buio, rischiarato solamente dalla luce blu dello schermo.
È la fine.
Vorrà il computer per sé e non mi farà scrivere.
Trattengo la storia affinché non svanisca, è importante.
A svanire non è la storia, ma Camilla.
Il terzo risveglio mi trova nel letto con un solo pensiero:
devo scrivere una cartolina per le stelle.