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Sogni



C'è una lavanderia al pianoterra di una palazzina multifamiliare. Le finestre si aprono sulla sinistra su una campagna assolata.
Sulla destra, e sul lato opposto all’entrata, sono disposte le lavatrici, le assi da stiro e si aprono alcune porte. Sono sorpresa della mia scoperta. Non pensavo certo di trovare a Certaldo un palazzo così con zona lavanderia interna.
C’è una luce stupenda.
Madre con bambina. La bambina è appena scesa giù dall’appartamento, accompagnata dalla nonna. I calzini giù, uno che fuoriesce dal piede, è scalza. Trovo una somiglianza con Camilla, solitamente scalza.
La madre si sta per avviare verso il suo appartamento con una tinozza blu colma di panni usciti dalla lavatrice, freschi di bucato.
Nel parlare, una donna mi mostra cosa c’è dietro una porta chiusa della lavanderia.
Le porte, di legno massiccio marrone scuro, ricordano le ante di un armadio.
Al suo aprirsi, luce e colori emergono con brillantezza: una parrucchiera con le clienti sotto il casco e un fitto pullulare di clienti e lavoratrici.
La seconda porta, sulla destra, si apre invece su un locale poco illuminato.
Una ragazza che io conosco si fa sulla porta, con la mano che afferra la maniglia dall'interno.
Si scosta di lato, con fare sorridente, per farci entrare e darci il benvenuto.
Alcune persone siedono al banco con un bicchiere in mano, altre siedono ai tavoli. La musica di sottofondo si fa più forte, non appena aperta la porta, e aumenta di intensità a ogni passo che muovo verso l’interno del locale.
È il locale segreto, nascosto, di cui mi avevano parlato.
Non so se mi trovo ancora nel medesimo palazzo, ma io e Andrea siamo seduti di fronte a una scrivania.
Un vecchio di fronte a noi, la luce accesa sulla scrivania.
Il vecchio ci espone le regole del contratto:
«I lettori sono curiosi. Una volta entrati nel meccanismo della storia, non possono essere delusi; non puoi mettere loro un cartello con su scritto 'storia sospesa….' …il lavoro è serio, tutto passa in secondo piano. Alla scadenza, voglio i pezzi commissionati …finiti!».
Si gira su se stesso e mostra dei volumi di traduzioni. Io mi commuovo e piango.
Andrea è ammutolito. E’ lui che deve accettare o rifiutare il lavoro.

Venerdì 12 dicembre 2003
© Marzia Pasticcini


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