Quanto
ha ragione Richard Bach nel sottolineare l’importanza di “…portarsi
sempre dietro… il taccuino dei pensieri fuggevoli”. Non
è un’idea improvvisa, né un sogno ciò che voglio raccontare, ma
una visione, avuta esattamente un anno fa, il 22 gennaio 2011. Era
passata da un po’ la mezzanotte, tornavamo da un curioso concerto
jazz: The Roar at the Door. Nel
piccolo teatro di Marcialla, un borghetto immerso nella campagna
toscana a pochi chilometri da Certaldo, si era esibito un quartetto
veramente degno di nota:-
Francesco Bearzatti, al Sax; - Raffaello Pareti, al contrabbasso; -
Mauro Ottolini, al trombone; - Walter Paoli, alla batteria. Dai
toni più di uno spettacolo clownesco-circense che di un evento
musicale, vuoi per il carattere istrionico di Ottolini, vuoi per
l’ironia di Bearzatti, il concerto ci aveva lasciato un saporino
buono in bocca, saporino lasciato anche dal ricordo di una pizza
pomodoro, acciughe, capperi, olive e peperoncino, proprio come piace
a me, divorata in un localino per nottambuli poco distante dal
teatro. Placati
i morsi della fame, per la cena saltata, siamo risaliti in macchina
diretti a casa.Scendevamo
giù per i tornanti, proseguendo pian piano lungo la strada in
discesa che serpeggiava tra vigne e oliveti, satolli nell’anima e
nel corpo. Non c’era alcun bisogno di correre.Immersi
nell’oscurità, a bordo dell’auto che scivolava lenta, eravamo
presenti a noi stessi. Due entità separate io e Andrea, ma le nostre
percezioni erano ben sintonizzate sullo stesso canale. Solitamente
in questi momenti accade qualcosa.Solitamente
l’impatto è drammatico e devastante, ma non quella volta. Nel
cono di luce dei fari, una visione improvvisa. Un’immagine
in bianco e nero si era venuta a creare. Un
arco nell’aria: con tre balzi eleganti tre cerbiatti, si sono fatti
avanti, uno dietro l’altro, esponendosi al rischio
dell’attraversata. Il
piede ancora sull’acceleratore. Non
c’è stato bisogno neppure di frenare, da quanto andavamo
piano. Puf…
puf… puf…silenziosissimi,
come su un tappeto di ovatta, hanno attraversato. I
nostri sguardi si sono incrociati. Il
fiato ci è venuto meno. Chissà
quale messaggio volevano condurre a noi.
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© Marzia Pasticcini
22 gennaio 2012
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© Marzia Pasticcini
22 gennaio 2012