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Avverto una forte sensazione di pericolo, mi guardo attorno, e nella stanza dove mi trovo c'è un mobile largo e stretto, senza cassetti, senza sportelli; è un parallelepipedo. Ha però una ribaltina che se buttata giù sporge molto facendogli assumere l'aspetto di un pianoforte, con un vasto spazio sottostante dove mi nascondo ranicchiandomi ben bene all'interno.
Nelle vicinanze c'è anche il collega con cui condivido la stanza d'ufficio nella realtà che sta parlando al telefono credo con la sua amante. Forse lo avverto del pericolo e gli faccio notare che su una lista c'è scritto il nome di Enzo Tortora.
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Sono sia la protagonista che l'osservatrice di questo frammento di sogno: dovrei essere una badante o una domestica straniera, thailandese odrientale, che parla un italiano stentato. Chiudo la porta di un bagno che dà sull'esterno e rivolgendomi a qualcuno sulla mia sinistra ma che non è inquadrato nell'immagine dico qualcosa del genere: "...chiude bene... sennò padrone..." mentre con il ginocchio destro e con la mano sinistra tengo premuta la porta per poter far scorrere il paletto nel gancio e
con grande sforzo la porta è chiusa.
Sabato 4 febbraio 2023
©️ Marzia Pasticcini

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