Vado per affiggere un'ordinanza sulla bacheca con le puntine metalliche, ma non so dove siano state spostate tutte quelle affisse in precedenza e oramai scadute. Mentre osservo la bacheca per trovare uno spazio vuoto, mi rivolgo a Duccio che non lo sa e chiede ai colleghi.
Entra un nuovo dirigente che prende posto alla sua scrivania, è anzianotto e un po' spelacchiato. Mentre lo saluto non so più dove ho messo i documenti che avevo in mano.
Esco per tornare nel mio ufficio, varco la soglia e vedo che tre colleghe che non conosco si stanno avvicinando al mio computer.
"Scusate... devo lavorare!, dico loro e mi siedo alla mia postazione di fronte al computer e di fianco a loro che si trovano alla mia sinistra. Solo che la mia posizione è scomoda perché loro sono nel mezzo, mi stanno tra i piedi e non vogliono saperne di spostarsi, una è seduta alla scrivania e le altre due in piedi alle sue spalle. Si guardano fra sé molto sorprese del mio atteggiamento, mentre io sono tutta spostata sulla destra e decentrata. Sono lì seduta senza spazio di manovra quando mi rendo conto di avere sbagliato ufficio. Quello non è il mio che si trova nel medesimo corridoio due porte più avanti sulla sinistra. Mi alzo piena di imbarazzo e mi avvio verso la mia postazione.
Mi trovo a Londra, sono per strada, devo raggiungere il mio ufficio o altra sede, forse dopo la pausa pranzo, ma devo avere sbagliato direzione, sto andando dalla parte sbagliata, quella che ho preso non è la direzione giusta, ma non ne sono sicura consapevole del fatto che a Londra una via ha più di due direzioni segnalate dai punti cardinali. E così mi siedo su una panchina in un parco per consultare su google maps o sul London Street Finder la giusta direzione da prendere, quando mi si avvicina un immigrato dall'aspetto orientale, un pakistano credo, seguito da due suoi compagni.
Temo mi vogliano sottrarre il cellulare ed estorcere denaro, ma vengono richiamati da altri loro compagni.
Mi alzo e mi dirigo verso un chiosco che vende gelati in modo da consultare il cellulare in sicurezza.
Mi mischio tra i clienti, alcuni italiani parlano con il gestore che parla italiano. Io parlo in inglese e il mio accento non tradisce la mia provenienza e scopro che la donna è di origine russa.
Parlo inglese perfettamente solo non ricordo la parola per dire che qualcosa è costoso. L'uomo del chiosco allora mi dice in inglese: "the right word is 'expensive'!". "Yes, expensive" concordo pensando che forse dovrei e mi piacerebbe trattenermi diversi mesi a Londra.
Lunedì 13 febbraio 2023
©️ Marzia Pasticcini

