Cookies' Blog

Cookies' Blog

domenica 21 settembre 2025

I piani bassi


Nell'ora della pausa pranzo mi prendo un intervallo  di  tempo per scendere giù con l'ascensore che si rivela essere un montacarichi. Me ne rendo conto perché le pareti non sono ferme, si muovono, e sulla base sono poste alcune pile di mattonelle di pietra serena, una di queste è appoggiata alla parete che copre uno spazio vuoto.

Premo il pulsante e la base del montacarichi prende a scendere e va giù senza fermarsi a nessun piano; mi porta a un magazzino sotterraneo. È una fabbrica dove non sono mai stata, non sapevo neppure che esistesse.  Mi guardo attorno e osservo ogni dettaglio. Vedo una donna che mi volta le spalle e grida qualcosa ai colleghi operai. Sta rimestando con vigore con la mano sinistra in una grossa ciotola, è mancina. Sta scioglindo una polvere marrone scuro testa di moro in un solvente per rendere omogeneo il preparato: un mordente per colorare prodotti di legno che producono in quella fabbrica sotterranea.

La donna è vestita di nero e tutto intorno a me è nero. Mi muovo accanto agli operai che non badano a me; passo in mezzo  a loro senza interagire con nessuno, come fossi invisibile o trasparente, in quell'ambiente in bianco e nero dal sapore antico e in assenza di colore.

Vado ancora avanti e in una stanza vedo due letti con due operai coricati che sembrano malati d'ospedale, oppure vivono lì. Anche lì tutto è in bianco e nero. Nessuno bada a me, nessuno mi vede. Sono invisibile, una mera osservatrice. Mi vengono in mente le frasi "piani bassi" e "voi dei piani alti".

Domenica 21 settembre 2025

©️ Marzia Pasticcini 

martedì 16 settembre 2025

Dream signs

DREAM SIGNS


Rinchiusa in un palazzo ho ancora possibilità di movimento seppur limitata. Ne approfitto per prendere le cose personali cui tengo di più per portarle in salvo.

Per rientrare nella stanza dove dovrei stare, devo passare da una apertura rettangolare nella parete dell'ingresso chiusa da uno sportello metallico a ribaltina come quello dei portoni  d'ingresso per consentire l'entrata e l'uscita del gatto di casa.

La ragazza che mi tiene prigioniera ha distrattamente lasciato il suo cellulare. Me ne impossesso sperando che non se ne ricordi e mi sorprenda.

Provo a chiamare Andrea, ma il cellulare non sembra funzionare. Provo allora a chiamare mia madre, ma lei non capisce cosa stia dicendo. 

Il cellulare che non funziona coi tasti e i numeri che scompaiono sono un chiaro segnale che sto sognando.

Questo è un sogno... questo è un sogno.... continuo a ripetermi, anche se non ne sono pienamente convinta. Lo utilizzo quasi come un mantra, una parolina magica che mi porti altrove, lontano da situazioni di difficoltà... 

E mi ritrovo sveglia nel mio letto.

Domenica 7 settembre 2025

©️ Marzia Pasticcini


LA LIBRERIA UBIK

 LA LIBRERIA UBIK



x

Percorro in bicicletta a velocità sostenuta, in tutta la sua lunghezza, il corridoio della galleria commerciale fino alla parete di fondo dove sono esposti attrezzi da ferramenta. Nel percorso di ritorno lo sguardo mi cade sull'insegna della libreria Ubik che ho appena passato. Torno indietro, smonto dalla bici e mi avvicino alla vetrina della libreria. Mi affaccio alla porta, la libreria vera e propria è situata al piano sopraelevato. I libri sono ancora esposti sugli scaffali visibili dalla parete di vetro, ma tutto è privo di colore, le luci sono spente, come una foto in bianco e nero. 

Varcata la porta d'ingresso, in mezzo alla sala antistante la libreria, è posto un grande tavolo rettangolare attorno al quale sono seduti giapponesi come in meditazione. Rimango per un po' interdetta, poi chiedo se la libreria sia ancora attiva. 

Mi risponde il giapponese seduto sul lato sinistro della stanza, seduto all'estremità del tavolo rispetto alla porta d'ingresso. Tutti sono muti, gli sguardi tutti rivolti verso di me,. L’immagine che mi si para davanti è molto inquietante per quella atmosfera buia e silenziosa.

Dalla voce della pubblicità della Suzuki vengo a sapere che la libreria è ancora esistente, ma i due proprietari marito e moglie, la signora col caschetto biondo, sono morti. Senza aggiungere parole, mi siedo accanto a loro.

Come se fossero riuniti per una seduta spiritica, chiedo loro di unire le mani a formare una catena.  Solo una donna si rifiuta. 

Io tengo la mano del giapponese dalla voce della pubblicità della Suzuki e dell'altro seduto accanto a me alla mia destra e rimaniamo in un solenne silenzio meditativo. Il giapponese dalla voce della pubblicità della Suzuki mi mostra un articolo di giornale con una foto dove è ripresa la scena che ho appena visto:  di loro seduti in meditazione attorno al tavolo nell'androne della libreria ubik, una libreria fantasma. 

Credo di ricordare che fossero riuniti per sconfiggere le malattie.

Più tardi mi trovo in una casa, nessuno sa dove io sia, e ripenso all'avventura che mi è successa. Non vedo l'ora di raccontare dove sono stata e cosa mi è capitato. 

Sono nel cortile di una scuola, non so perché sono lì. Ci sono i colloqui con i genitori e gli insegnanti. 

C'è una ragazza nel cortile, ci scontriamo malamente e ci facciamo male. Lei allora mi invita a casa sua, i genitori si sono dovuti assentare.  

Nella casa ritrovo il giapponese che ha la voce come la pubblicità della Suzuki. Mi mostra ancora l'articolo del giornale e la foto. 

Il giapponese si è allontanato ed è giù nel giardino. Ho con me l'articolo ma la foto non riesco a ritrovarla, credo ce l'abbia lui, voglio farmela ridare. 

Cerco il cellulare perché voglio scattare una foto all'articolo ma soprattutto all'immagine inquietante in bianco e nero della seduta. Poi perdo di vista anche il cellulare. 

Nel frattempo la ragazza che ho conosciuto torna col suo cellulare che riproduce un video: la pubblicità di una bibita simile alla coca-cola dove il protagonista, più giovane, parla con la stessa voce della pubblicità della Suzuki.

"È lui!” mi dice la ragazza “tempo fa faceva la pubblicità". 

L’avere fatto la catena di mani, quando mi sono seduta con loro attorno al tavolo in meditazione, lui mi ha dato un senso di pace e di empatia, condizione per ricevere il dono della guarigione imponendo le mani. 

La ragazza dopo torna col mio cellulare, è bianco a differenza di quello nero della veglia. Le do il mio numero affinché mi faccia uno squillo e possa registrare il suo.

Chiedo della foto e dell'articolo di giornale e dove sia lui. 

"È in giardino a meditare" mi risponde. 

Giriamo per casa, vedo alcune monete su uno scaffale. Ho un incredibile voglia di prenderle e glielo dico. In fondo alla stanza su un altro scaffale sono riposte borse e borsette, è il deposito dei suoi genitori. 

Sento lo scatto della serratura della porta d'ingresso, sono di ritorno ai suoi genitori. 

Corro a rifugiarmi nella sua stanza per avvertirla, poi lei si alza, va a parlare con i suoi, ma loro non la sgridano come temevo, le parlano in maniera e tono ragionevole. 

Poi esco pure io e la signora mi guarda con un'aria interrogativa da déjà vu.

"Sì, ci siamo viste alla scuola!” le confermo. Con loro c'è un dottorino, non è ancora laureato, ma in grado di curare qualcuno, è biondo e carino, poi vedo qualcuno disteso su un letto o su una barella.

Domenica 14 settembre 2025

©️ Marzia Pasticcini





venerdì 8 agosto 2025

Il pavimento


IL PAVIMENTO

Non appena varcata la soglia di un appartamento di cui non ricordo niente: né chi ci vive, né cosa ci faccio, mi accorgo che il pavimento è macchiato di vernice nera, dall'aspetto indelebile. È visibile subito nell'ampio ingresso. Io sono lì di fronte e da dietro l'angolo filtrano le voci dei padroni di casa. La cosa mi preoccupa, sia come fare a porvi rimedio che a non farmi sorprendere lì.

Poi non so come, né a opera di chi, il pavimento è perfettamente smacchiato e pulito.


©️ Marzia Pasticcini

Venerdì, 8 agosto 2025




mercoledì 9 luglio 2025

Questo è un sogno, questo è un sogno, questo è un sogno


Questo è un sogno, questo è un sogno, questo è un sogno


Sono in gita in una città straniera con i miei colleghi e colleghe d'ufficio fra cui c'è Sonia. 

Ci fermiamo in un'area balneare, una piscina. È  uno spazio ampio, credo che al posto dell'acqua ci sia sabbia e il bordo della piscina è un muro alto e stretto. Siamo sedute sul bordo della piscina con le gambe penzoloni. È l'ora di andare via, ma non si può passare se le ultime sedute sul muro non si alzano e se ne vanno per prime.

Il resto del gruppo proviene da una stanza interna alla mia destra -- io sono l'ultima seduta sul muro -- una stanza in cui non sono stata e di cui sono curiosa. Voglio vedere che cosa c'è. 

Appena se ne sono andate tutte, mi avvio di corsa per dare una fugace occhiata: è un ambiente ampio, ci sono tavoli, sedie, persone, sembra una biblioteca. Ma è tardi, devo raggiungere le altre. Mi vesto alla svelta, mi lascio addosso il costume e metto solo un paio di scaldamuscoli e un coprispalle. 

Appena in strada vedo che l'autobus è partito.         

Cerco il telefono per chiamare Sonia. Rovisto nella borsa e trovo un vecchio cellulare Nokia senza SIM. Lo rimetto dentro e viene fuori un vecchio telefono bianco Telecom con tastiera."Questo è un sogno, Questo è un sogno, Questo è un sogno!",  mi ripeto più volte, anche se è tutto reale. 

Sono consapevole che tutto è reale, ma non si sa mai. Meglio ripeterlo all'infinito. Sto pensando questo, quando mi sento chiamare da un ragazzo e una ragazza, due partecipanti alla gita che come me sono rimasti a piedi. Decidiamo di tornare a piedi come se facessimo una passeggiata. Ci ritroviamo così in un quartiere silenzioso, pieno di pace, con case  accoglienti."Che bello perdersi, se non ci si perde non si scoprono mai le cose nuove! Che bello vivere in un ambiente così, senza mezzi e senza preoccupazioni!" dico io mentre apprezzo le architetture locali:  palazzine a due piani, per me molto esotiche, con le loro finestre, il verde, gli uccellini e la pace del paesaggio. Camminiamo e ci ritroviamo in Churchill Road che prendo a osservare e che mi ricorda Haruyoshi il mio amico Giapponese, penso di scattare una foto e inviargliela.                      


©️ Marzia Pasticcini

       mercoledì 9 luglio 2025

martedì 20 maggio 2025

BALOO


Sono scesa dall'autobus e ho subito  attraversato la strada per poter andare al bar per un caffè. Quando sul marciapiede incontro una ragazza bionda col suo cane dello stesso colore di capelli. 

Mi soffermo un attimo per cercare il telefono che avevo messo in borsa alla rinfusa. Non lo trovo alla prima, così prendo a rovistare in lungo e in largo. Al che il cane si punta e non ne vuol sapere di camminare. 

La ragazzo lo tira via e lui si gira verso di me e mi guarda negli occhi, in attesa. Lei lo incita e lui niente da fare, anzi si muove verso di me quasi sorridesse. 

Io cerco il telefono e lei gli fa: "gnamo Baloo, non ha niente, non c'è niente da mangiare". Ma lui imperterrito vuole venire da me, tirando il guinzaglio mentre io continuo a cercare il cellulare. 

"Pensa sempre che nelle borse ci sia qualcosa da mangiare... vieni Baloo, non ha niente da mangiare!" Alla fine trovo il telefono è lo tiro fuori. 

"Hai visto Baloo... era un telefono. Vieni!". Baloo ha capito, mi guarda, sorride, si volta e se ne va scodinzolando. 

Non ho resistito e ho sentito di dovergli fare una foto. Al comando "seduto!", si è addirittura messo in posa.

Martedì 20 maggio 2025

©️ Marzia Pasticcini

lunedì 23 ottobre 2023

SPAZZANDO VIA FOGLIE SECCHE


Sto spazzando via foglie secche dal marciapiede di fronte a casa mia. Continuo a spazzare lungo tutto il marciapiede e anche sulla strada fino in fondo alla via e oltre un cancello in ferro battuto.
Continuo a spazzare spingendo foglie secche e polvere verso il centro della strada fino a che resami conto di essere andata oltre, mi fermo, alzo lo sguardo verso il cancello per tornare su i miei passi.

©️ Marzia Pasticcini

Domenica, 22 ottobre 2023