Sono in sella a una bici nei pressi di un incrocio, in una strada provinciale dove scorre il traffico. Sto per immettermi nella strada principaĺe per una destinazione a una decina di chilometri di distanza più facilmente copribili con un mezzo a motore, Ciò nonostante la bici prende velocità, una velocità insolita come fossi in discesa lungo un crinale anche se viaggio in pianura, Non sto neppure pedalando, sono bastate due o tre spinte sui pedali per raggiungere una velocità pazzesca. Sono preoccupata di trovare i freni mentre il mezzo prende sempre più velocità senza che io pedali e si avvicina ad un auto ancora in lontananza.
Poi li trovo e impugno manubrio e freni con sollievo senza più preoccuparmi di stringerli. È come se volassi e nella corsa sfrenata mi si affianca a destra un uccellino multicolore all’altezza degli occhi. Sorpresa e felice lo saluto: “Ehi uccellino,uccellino!”.
Sono seduta a un tavolino di un locale all’aperto, dietro le mie spalle un muro. Mi volto e noto due bambini tedeschi di circa tre anni, uno in sella a un trattore e l’altro che lo spinge da terra. Lo spazio di manovra è talmente angusto che rimangono incastrati, impossibile per loro passare. Senza spostarmi per fare loro spazio chiedo in tedesco al bambino a terra: “dove vai (wohin fährst du)?
Il bambino non risponde, né alza la testa, ma continua a spingere imperterrito per aprirsi un varco ripetendo: “ignorare…” seguito da un lungo elenco di istruzioni impartite loro dalla mamma e che continuano poi a recitare in una sorta di cantilena: “la mamma… la la la ignorare… tirare dritto…”.
Sono sorpresa e meravigliata di come le mamme tedesche istruiscono e lascino i bambini a cavarsela da soli.
Domenica 14 gennaio 2024
©️ Marzia Pasticcini

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