Lo leghiamo, in tutta la sua lunghezza, in orizzontale alle due estremità della struttura, come Gesù Cristo in croce.
Il serpente pare senza vita o narcotizzato.
Terminata questa operazione, ci spostiamo nella stanza attigua: un ampio disimpegno da cui si ha uno scorcio della stanza dove abbiamo legato il serpente.
Sedute su un dondolo a tre posti, sentiamo un rumore metallico. È il serpente che si sta svegliando sbattendo con forza, contro la struttura in acciaio, le catene che lo tengono stretto
Sentiamo tutta la sua potenza che aumenta sempre di più. Più aumenta e più ci fa paura. Lo temiamo a tal punto che non osiamo guardare avanti, solo una breve sbirciatina in direzione del rumore per individuarne la fonte. Ma subito ci stringiamo di lato sul dondolo per distogliere lo sguardo.
In un’altra scena sono davanti al camino che deve essere acceso.
In un ampio calderone, posto sul lato sinistro del camino, metto alcuni tronchi piccoli e gli do fuoco con più facilità che non nel camino centrale. Ma a una più attenta osservazione scorgo alcuni carboni ardenti sotto la cenere: sprazzi di rosso fluorescente che mi fa capire l'inutilità del mio gesto. Mi verrebbe l'impulso di afferrare a mani nude il calderone e versarne il contenuto sulle braci ancora vive, ma neanche uno straccio o un guanto da forno eviterebbero di bruciarmi. Penso alle conseguenze quando mi cade lo sguardo su un paio di lunghe pinze in ferro battuto che mi consentono di depositare ogni singolo ciocco di legno infuocato dal calderone al camino.
.Sabato, 20 gennaio 2024
©️ Marzia Pasticcini

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