In vacanza in una città straniera o sconosciuta, mi allontano per esplorare il territorio. Mi sono allontanata molto, mi rendo conto, quando chiedo a un passante indicazioni stradali per tornare indietro. Con un'alzata di spalle non dà molta importanza alla cosa: non è un problema sono solo pochi metri. Ma voltata la testa a sinistra, fin dove lo sguardo può arrivare, vedo un lago nel mezzo che si estende per chilometri fino all'orizzonte.
Nelle mie esplorazioni mi ritrovo in un palazzo dove sono in corso alcune rappresentazioni teatrali.
Non appena di ritorno, in sella a una bici, Andrea, preoccupato, aveva già dato l'allarme per la mia scomparsa al procuratore locale.
Seguono alcuni frammenti del medesimo sogno:
io che aiuto mia figlia -- che nella realtà ha 26 anni -- a fare i compiti;
ritrovo alcuni strumenti di cucina, pentole e padelle che erano state trafugate, forse per dispetto, da qualcuno dall'accampamento. Mi ci cade l'occhio sopra passando lungo una stradina di fianco a un muretto, così le riprendo;
sul sagrato di una chiesa alcuni corpi giacciono a terra crivellati di colpi e sangue sparso ovunque. Siamo sotto tiro, la canna del fucile rivolta verso di noi, puntata all'altezza degli occhi. L'uomo che imbraccia il fucile è disteso a terra, l'occhio nel mirino, ma non ci vede perché restiamo immobili. Siamo tra due fuochi paralizzati tra la necessità di allontanarci strisciando lentamente verso destra e rimanere immobili per rendersi invisibili. È un attimo che dura un'eternità.
Domenica di Pasqua 30 marzo 2024
©️ Marzia Pasticcini

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