Cookies' Blog

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sabato 17 giugno 2023

IL CASSETTONE, LA VECCHIA E LA COPERTA DI LANA ROSA

Nella casa un vecchio cassettone troneggia nella stanza. Vado ad aprire il primo cassetto in alto, ma esce dalla guida di destra. Lo sfilo via e vado per rimetterlo a posto, ma stracolmo com'è  di vecchie foto in bianco e nero e spartiti musicali, nel tentare di spingerlo di nuovo al suo posto rischio di accartocciare le foto.

La stessa cosa si ripete per il cassetto immediatamente sottostante.

Per strada una ragazza racconta qualcosa a proposito di uno spartito musicale. I suoi discorsi vengono origliati da una vecchia che abita nell'appartamento che si affaccia sul cortile di fronte a casa mia.

Non appena rientro da fuori ecco che la vecchia in pigiama o camicia da notte e una vestaglia aperta mi segue fino in casa mia per rovistare nel vecchio cassettone e riprendersi la musica temo. Ero tranquilla, stavo guardando la TV su una vecchia macchina da cucire. Abbasso il volume e seguo la vecchia che si dirige verso il cassettone e prende ad aprire tutti i cassetti. Ma è un altro cassettone quello verso cui si precipita.

Tira fuori una coperta di lana rosa fatta ai ferri o all'uncinetto e, con mio dispiacere, se l'avvolge addosso. Forse era sua ed è rimasta nella casa che ci ha affittato, così come anche per le vecchie foto e gli spartiti.

La vecchia si sta per addormentare sul mio letto. 

"Vieni, ti accompagno a casa" le dico e lei si convince. 

Passiamo davanti alla cucina, vuole salutare mia madre. 

Mi accorgo con sorpresa che ci sono ospiti seduti in cucina. Mia madre non è sola, ma la vecchia la vuole salutare ugualmente. Mia madre non la vede perché concentrata a telefonare; sta componendo un numero su un vecchio apparecchio con la tastiera a disco.


©️ Marzia Pasticcini

Domenica 18 giugno 2023


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venerdì 5 maggio 2023

LA BAMBINA, LA MAMMA E LE QUATTRO TIBETANE

In vacanza con Andrea pernottiamo in una struttura che ricorda vagamente un ostello.

È notte, sto attraversando un vasto corridoio quando nel voltarmi noto una bambina piccola, scalza, un vestitino di maglina sbracciato e molto corto che lascia scoperte le gambine. Avanza piagnucolando, chiamando la mamma con le braccine tese in alto per farsi prendere in collo.

La tiro su e lei mi si avvinghia al collo e alla vita e mi stringe forte.

Nella stanza attigua: un dormitorio avvolto nell'oscurità, tra il dormiveglia delle sagome supine, una non si muove. È avvolta in una coperta come un sudario. Tra i fruscii delle coperte, i rumori e i suoni di chi si è appena destato, si ode qualche voce soffusa.

"Eh... se la mamma è morta..." mi pare di sentire.

Mentre stringo a me quel soffice e caldo corpicino e muovo alcuni passi verso il centro della casa, ho come l'impulso improvviso a volerla adottare.

Con questo pensiero, avanzo verso l'interno di una stanza dove, quasi a formare un semicerchio, su un divano e due poltrone frontali, siedono quattro donne tibetane molto in là con gli anni, coi loro copricapo colorati e ampie variopinte mantelle.

Mi avvicino.

Avanzo verso la più anziana che siede sulla poltrona di destra, col corpo e con lo sguardo rivolti verso di me.

Stacco la bimba dall'abbraccio e gliela porgo, mentre la piccola, con lo sguardo rivolto ancora a me, si divincola piagnucolando e implorando il nome della mamma.

È in quel momento che sento che la cosa non mi appartiene, siamo in vacanza, non c'è ne possiamo occupare.

E un senso di colpa e la necessità del distacco si sovrappongono.

Gliela affido.

La vecchia tibetana accoglie la bimba tra le sue braccia e l'avvolge nella sua morbida, calda, ampia mantella. 

©️ Marzia Pasticcini 

5 maggio 2023


martedì 11 aprile 2023

Vetri infranti

 

La mia ex capoufficio rincorre due bambine su per una scalinata di marmo, vuole tagliare loro i capelli, vuole fare loro la frangia.

Le bambine si divincolano, cadono sedute su un gradino ma poi riescono a scappare.

Salgono fin sopra il tetto ma cadono su un lucernario sfondandolo.

Precipitano di sotto assieme ai vetri infranti.

Non sono ferite e risalgono aiutate da alcuni ragazzi, studenti o vigili del fuoco accorsi in aiuto che spingono le bambine ad affrettarsi per liberarsi e mettersi in salvo, scivolando giù lungo due scivoli appoggiati su un fianco del palazzo e atterrare su un materasso gonfiabile.


 ©️ Marzia Pasticcini

11 aprile 2023

domenica 11 settembre 2022

La casa con albero

Con Daniele B in paese mi rendo conto che Camilla se n'è andata  non so dove, portandosi via la mia borsa con cellulare portafogli e chiavi.

Incontriamo Fiorentina e Paula e veniamo a sapere che Camilla è andata con Leonardo da un immobiliarista per una casa con albero.

Rispondono vagamente.

La cosa mi preoccupa è così Daniele mi accompagna a indagare. 

Arriviamo in via Cavour, bussiamo a una porta e chiedo che cerchiamo una casa con albero.

Ci accolgono con il sorriso sulle labbra, un sorriso un po' sarcastico di chi non riesce a trattenere un segreto.

È la Giusy che ci apre nel mentre scambia uno sguardo d'Intesa con altre persone all'interno della casa.

"Cercavamo una casa con albero!", dico io.

Spalancando la porta, "è questa!", risponde e ci fa entrare.

È una casa costruita attorno a un albero, l'albero vi cresce dentro.

Sono un po' perplessa per il fatto che le radici potrebbero danneggiare il palazzo. C'è anche un grande balcone con una balaustra formata da tre sbarre orizzontali alternate a un muretto, La Terrazza forma arco e una scala porta giù verso un giardino sottostante.


©️ Marzia Pasticcini 

12 settembre 2022

domenica 16 maggio 2021


Sogno lucido con stabilizzazione della scena


ANTEFATTO NELLO STATO DI VEGLIA


Stamattina presto mi alzo per andare in bagno, poi preparo una tisana di acqua e limone con un po' di miele.

Saranno state le 7 quando Andrea mi chiede un caffè, al che mi rifiuto di farlo perché voglio per prima cosa bermi la tisana.

Torno a letto e mi addormento.

Qualche ora più tardi, Camilla e Andrea si alzano, li sento tra il dormiveglia che armeggiano in cucina per preparare il caffè e la colazione.

Decido di alzarmi anche io, anche se controvoglia, perché il desiderio di caffè si fa sentire, ma ho ancora molto sonno.

Mi giro nel letto e cambio posizione.


STATO IPNAGOGICO

Li sento discutere se prendere prima caffè o fare colazione. Penso di prendere il caffè e finalmente mi decido ad alzarmi.


RISVEGLIO NELLO STATO DI SOGNO LUCIDO

Mi alzo, guardo fuori dalla finestra. È una giornata di sole. Il cielo è azzurro e i riflessi del sole scintillano sulle increspature del mare blu.

Un galeone sta entrando in porto, le vele innalzate. Lo seguo con lo sguardo mentre si fa strada verso di me, seguito da presso da una nave di epoca contemporanea.

Corro in cucina gridando a Camilla e Andrea di guardare fuori. Torno a guardare la scena: lo scintillare del sole dorato, il galeone che avanza seguito dalla nave che è entrata completamente nel mio campo visivo.

Giro lo sguardo verso l'altra finestra del nostro appartamento situato in una mansarda che si affaccia sui tetti di Siena.

Sotto di me, perfettamente schierate, come su un pendio, piccole casette rosse dal tetto spiovente, come uscite fuori da un film di Hayao Miyazaki.

"Sto sognando...

Stiamo sognando, STIAMO TUTTI SOGNANDO!", vado gridando, trascinando Andrea e Camilla verso le finestre.

"STIAMO SOGNANDO TUTTI!" grido al massimo della voce, mentre continuo a trascinare Andrea per farlo guardare fuori, mentre Camilla, impegnata in cucina, volta lo sguardo, sorpresa verso di me senza abbandonare la sua postazione.

"Sèh..., sogna lei" cerca di sminuire la cosa Andrea.

"Ma come… queste casette rosse, questi tettucci, il mare... il sole che rifulge tra le onde..." sto tentando di obiettare.

Giro di nuovo lo sguardo fuori e la scena non cambia: il galeone avanti, seguito dalla nave moderna e le casette rosse sul tetto sottostante, ma lui non mi crede.

Mi precipito fuori dall'appartamento per cercare una conferma alle mie sensazioni, Devo trovare qualcosa, una pubblicazione di qualsiasi genere, in stampa o su internet che confermi o smentisca la presenza del mare nella città in cui abito. Mi ritrovo in un luogo pubblico, dove è in corso una mostra. Il curatore illustra l'evento con una proprietà di linguaggio tale da sembrare impossibile si tratti di un sogno; cerco così di memorizzare quanto più possibile del suo discorso. Mentre mi avvio verso il mio appartamento, presa dalla frenesia, quasi travolgo due signore sedute su una panchina in un corridoio del palazzo. Inciampo sui loro piedi e caldo a terra. Mi rialzo scusandomi e corro verso il mio appartamento.

La porta è aperta e due ragazzini guardano dei cartoncini Bristol su uno scaffale del mio appartamento. Chiedo loro cosa facciano lì e cosa intendono fare, mi rispondono che hanno bisogno di un cartoncino per un disegno che devono presentare a scuola.

Su quello che hanno già in mano sono annotati alcuni numeri di telefono e il mio mome e indirizzo. Mi scuso con loro dispiaciuta e me lo riprendo.

Scendo con Camilla in un corridoio affollato come il sottopasso della stazione di Firenze. Davanti a un negozio un gattino tigrato appena nato muove i primi passi a piccoli balzi come un cerbiatto. Non osiamo avvicinarci dato che la mamma gatta acquattata in un angolo non lo perde di vista mentre il cucciolo appare e scompare tra i piedi dei passanti. 

La scena scompare e mi ritrovo nel letto.


RISVEGLIO

Dalla cucina Il gorgoglio della moka e l'aroma del caffè che Camilla ha appena fatto mi sorprendono nel letto.

Era davvero un sogno lucido e ho perso

tempo per cercare di convincere gli altri.


©️ Marzia Pasticcini

Domenica, 16 maggio 2021


venerdì 17 agosto 2018

La vetrina

In piedi di fronte all’angolo edicola del bar tabacchi, noto, in un punto a sinistra dell’espositore delle riviste, un pacchetto di fiammiferi che subito intasco.Ora mi occorrono le sigarette.Ne ho una accesa e il barista-tabaccaio mi mostra un pacchetto di Moore.

Le rifiuto, non so bene quali prendere, non ne ricordo nemmeno il nome.

Penso di prendere quelle bianche, sottili che, ecco, dall’esterno del bar dove è l’edicola e i tabacchi, l’uomo si sposta verso l’interno, dietro al bancone per servire un cliente.

Mi addentro con la sigaretta accesa che un cliente mi fa notare.

Io protesto perché è il barista che mi fa aspettare, stava servendo me.

Mi scappa la pipì.

Vado nel salone interno, apro la porta del bagno, la richiudo e appendo le due borse a un chiodo sulla parete di fronte al cesso.

Mi accorgo che anche quella è una porta, senza chiusura, con il pannello centrale verticale in vetro trasparente.

Solamente le borse mi celano un po’ alla vista.

Mi sposto a destra. La potrei fare nel bidè che sta di fronte a un muro.

Ma chi se ne frega. Mi scappa troppo forte, mi fa male la vescica.

La faccio nel vaso, tanto non entra nessuno.

Uno scroscio infinito, mi scappa ancora nonostante l’abbia già fatta.

Poi mi rendo conto di essermi seduta sul vaso.

Mi alzo ed esco.

Davanti a me una struttura in ferro battuto si estende in altezza. È una piantana con dei pendenti in vari punti che sembrano orecchini. Quanto sono belli, sono diversi l’uno dall’altro, in pietre e argento. Ne formo due coppie che stacco dalla struttura. Ne prendo altri due spaiati, ma bellissimi. È sufficiente mettere i gancetti a esse e sono dei bellissimi orecchini.

Mi sposto verso l’interno e vedo una vetrina.

Mi metto a rovistare.

Vedo alcuni boccettini di profumo, scatoline contenenti monete e carta moneta antiche e in valuta estera.

La mia curiosità aumenta via via che scopro altre scatole, altri fogli che non riesco a mettere a posto perché presa dalla frenesia.

Apro le ante sottostanti, mi sembra di essere in un sogno.

Riviste in lingua tedesca, mi sembra di intravedere il libro Grund Kurs Deutsch. È di qualcuno che abita qui.

Mi pento di avere preso i pendenti che restituisco mettendoli sul ripiano superiore.

Rientro nel salone.

Una ragazza entra, uscendo da un’altra porta.

Indossa una vestaglia celeste, ha un accento tedesco, dice di lavorare lì.

È la proprietaria, ha una bambina e non sempre è nel bar, ci va quando ha sistemato tutto.

©️ Marzia Pasticcini

(17 agosto 2018)

venerdì 28 agosto 2015

La cabina ascensore

Notte. Strade e case illuminate. Luisa cammina con passo deciso. I tacchi risuonano sul selciato bagnato con ritmo regolare cadenzato, fino a sparire dietro una tenda scura sovrastata da un'insegna illuminata: “CINEMA”.
Andrea mi invita a seguirlo. Una leggera foschia si è alzata velando di bianco l'oscurità.
Camminiamo rompendo il silenzio coi nostri passi ovattati, tingendo di bianco fumo l'aria con il nostro respiro.
L'ascensore ci porta su, sempre più su. Le immagini scorrono lente sullo schermo trasparente delle nostra cabina. Sprofondano in un abisso fatto di niente.
Su, su, sempre più su. Le immagini scorrono lente sullo schermo trasparente della nostra cabina; sprofondano in un abisso fatto di niente.

Su, su, sempre più su, ferri, impalcature, cantieri, ossature, scorrono; sfuggono inesorabilmente allo sguardo riducendosi a nere, grige formiche. Istantanee della memoria.



© Marzia Pasticcini