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domenica 9 giugno 2013

Mal di pietre

La complicità, la condivisione degli ideali e l'amore passionale, tanto sognato, arriva un po' tardi nella vita della protagonista, una donna sarda di quarant'anni, e in maniera inaspettata durante un soggiorno in uno stabilimento termale in Continente, per curare il "mal di pietre", i calcoli renali. Non ha figli perché la malattia di cui soffre la fa abortire durante i primi mesi di vita.
È in questo ambiente che la donna troverà il coraggio di tirare fuori l'emotività che le ha condizionato talmente la vita da farla apparire “matta”, perché essere persone troppo sensibili non rientra nella normalità.
Già a trent'anni il matrimonio le era apparso come una possibilità sfumata, perché la sua emotività faceva fuggire tutti i pretendenti eccetto un uomo, arrivato a Cagliari nel '43 dopo che la guerra gli aveva spazzato via la casa e la famiglia.

Vive nella casa della ragazza che sposerà per sdebitarsi con la famiglia di lei per l'ospitalità ricevuta.
I due coniugi non si amano, si danno del voi, non si conoscono neppure, non c'è molta confidenza tra i due sposi che se ne stanno nel letto l’uno distante dall’altro. Il marito soddisfa le sue esigenze sessuali nel bordello e allora la moglie, al solo fine di risparmiare i soldi delle marchette per comprare il tabacco della pipa che lui fuma, si sostituisce alle prostitute, come loro senza amore: “Così voi fumate la pipaNessuno mai ho visto fumare la pipa. ...Non dovete più spendere i soldi per le donne della Casa Chiusa. Quei soldi dovete spenderli per comprarvi il tabacco e rilassarvi e fare la vostra fumata. Spiegatemi cosa fate con quelle donne e io farò uguale”. (pag. 24).
Però l'amore vero, che fa battere il cuore, è quello per il Reduce, un uomo colto, passionale, incontrato durante il soggiorno alle terme, il cui ricordo non l'abbandona più e che l’unico modo per accettare la realtà è quello di trovare una via di sfogo, nell’idealizzare ciò che è il nostro massimo desiderio. E lo sfogo della donna è la scrittura, poesie e pensieri che lei scrive da sempre di nascosto, ma che aveva trovato il coraggio di condividere i suoi pensieri con il Reduce perché anche lui aveva una passione: suonare il piano, e la comprendeva.
Ed è attraverso la scrittura che la nipote (la voce narrante) viene a conoscenza della storia d'amore della nonna.
È per avere scoperto lettere d'amore infuocate che la ragazza aveva scritto ai suoi pretendenti che un giorno la madre, la bisnonna della narratrice, l'aveva aspettata in cortile con un nerbo di bue, pronta a colpirla fino a farla sanguinare e a farle venire le piaghe: “ i pretendenti andavano via perché nonna gli scriveva poesie d'amore infuocate che alludevano anche a cose sporche e che sua figlia stava infangando non solo se stessa ma, ma tutta la famiglia. E continuava a colpirla, a colpirla e a urlarle: 'Dimonia! Dimonia!' e a maledire il giorno in cui l'avevano mandata in prima elementare e aveva imparato a scrivere” (pagg. 11-12) . “D’altronde la nonna amava scrivere e aveva un quaderno, una sorta di diario, un quaderno nero bordato di rosso”.

© Marzia Pasticcini
Domenica 9 giugno 2013

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