©️ Marzia Pasticcini
Domenica, 22 ottobre 2023
©️ Marzia Pasticcini
Domenica, 22 ottobre 2023
Mi sono rimaste solo poche immagini.
Mi vedo in alcune scene che cammino nuda per strada di notte o mattina presto; comunque è buio.
Cammino a passo svelto sul marciapiede, costeggiando le abitazioni sulla mia destra. Non passa neanche una macchina, forse una. Non è la prima volta che cammino nuda per strada in sogno e la sensazione, almeno in questo sogno, è per metà di disagio per essere vista e per l'altra non dico disinvoltura, piuttosto una necessità.
Cammino per raggiungere una destinazione, credo casa mia, camera dei miei. Non appena arrivata, mi dirigo alla finestra dove fuori sono appesi panni ad asciugare e che prendo a stendere e in questa operazione, tolti tutti i panni, si stacca anche il filo dalla parte sinistra e rimane penzoloni nonostante tutti i miei tentativi di riprenderlo.
In un'altra scena sono con mia madre per strada dove è in corso una strana processione di gente in costume, una processione a carattere religioso non cattolico, direi piuttosto buddista.
Purtroppo non ricordo altro, nonostante al risveglio fossi rimasta immobile ad occhi chiusi per rievocare le recenti immagini oniriche che erano veramente tante, non avrei avuto neppure la forza di annotare e la sveglia ha avuto la meglio aimè.
©️ Marzia Pasticcini
Lunedì 23 ottobre 2023
E invece della ragazza l'uomo incontra una donna anziana che gli sorride con aria seduttiva.
L'uomo forse avvocato viene da un appuntamento mancato.
La ragazza si nasconde nella casa spostandosi di stanza in stanza mentre loro sentono un rumore e cercano ovunque accendendo e spengendo le luci mentre varcano la soglia di ogni stanza che vanno ad esaminare pensando ci sia un topo.
Arrivati in fondo al corridoio all'ultima stanza, prima di essere scoperta, la ragazza esce nascosta da una grande scatola di cartone rovesciata sopra la testa scappa via; posiziona la scatola a terra e nascosta si mette a leggere con una lucina accesa che non filtra dalle pareti della scatola.
Marzia Pasticcini
Lunedì 25 settembre 2023
Museo con scogliera
In fondo al museo noto una scalinata scolpita nel tufo, fatta a torciglione più che a chiocciola, e molto ripida.
Scende una famiglia di inglesi: bambina, mamma con piccolo e babbo, tutti vestiti di bianco.
"Hello!" dico io.
"Hello!" rispondono loro.
Non appena il cunicolo è libero prendo a salire con fatica.
In alto L'apertura è stretta, un po' più larga della circonferenza della testa e di forma ovale. Occorre mettersi di profilo per non rimanere incastrati con le spalle.
Emergo in superficie e mi trovo agli antipodi, dall'altra parte del mondo.
Mi siedo sulla roccia e contemplo quella meraviglia inaspettata.
Scopro che non occorre prendere la macchina o altro mezzo, il passaggio più veloce e all'interno del museo.
Insisto perché mi facciano passare, aspetto delle persone che vengono direttamente da Milano.
Chiedo loro di chiudermi nel museo. Acconsentono, anche se malvolentieri.
Non appena uscita dal museo, trovo il cancello chiuso, ma è solo accostato. Lo spingo con la mano, si apre.
Vedo una custode dentro lo sgabuzzino. Voglio fare una sorpresa ai miei, magari registro e ne parlo a Daniela.
©️ Marzia Pasticcini
(giovedì 25 febbraio 2016)
Der Bienenkorb (1)
<<Ja!>>
<<Wo hast du es gefunden?>>
<<da, in einem Bienenkorb!>>
<<In einem anderem Korb?... in ein .... rovina abbandonata?>>
<<Ja!>> mi risponde il bambino, mentre tengo in mano il prezioso diario che sfoglio con cautela. La carta ingiallita. Chissà quali segreti trattiene.
La copertina rigida è leggermente staccata sul davanti; è di carta riciclata, spessa come un cartoncino di cartapesta, con sopra due rose in rilievo.
Sto sfogliando il diario. Non è antichissimo. Si susseguono foto a colori dell’interno di uno di questi capannini oblunghi di forma esagonale che si sviluppano in altezza come torri o roccaforti. Lo spazio angusto è comunque ben usufruito.
Mentre speculo su questo o quello non ho notato che i ragazzini si sono ripresi il diario.
Alzo la testa, giro lo sguardo.
L’erba verde del prato flotta nel vento: una parabola verde su cui siede un manipolo di ragazzini uniti a capannello immersi nella lettura del diario, aperto sulle loro ginocchia e la copertina, distaccatasi, poggia a terra con le rose che guardano verso l’alto.
<<Das ist ein Schatz!>> penso dentro di me. La frase muore dentro di me, non riesco ad esprimerla. Peccato non poterlo trattenere un tesoro di tal sorta. Lo avrei tenuto volentieri. Il mio pensiero va mentre loro si sono già lanciati nelle loro corse sfrenate a depredare quella o altra roccaforte.
La mia curiosità mi ha spinto troppo allo scoperto. Sono un invasore, me ne rendo conto subito quando il mio sguardo cade su quel laboratorio all’aperto di pietre preziose: una distesa di lapislazzuli e pietre di ogni forma e colore stesi su un tavolo nel laboratorio orafo allestito all’aperto, ai cui lati si assiepano gli studenti tedeschi delle vacanze studio.
Il maestro non mi rivolge nemmeno lo sguardo oltreché la parola; continua a parlare imperterrito.
<<.... Entschuldigungs…>> abbozzo, rendendomi conto di essermi spinta oltre, nel vedere la mia ombra proiettata su un diamante/zircone privo di tutta lucentezza naturale.
<<zu nehmen!>>
Mi fa coro una ragazzina mora seduta di fronte a me, quando mi sono frapposta fra le pietre preziose e la luce.
©️ Marzia Pasticcini
(mercoledì 1 settembre 2004)
Finito di leggere e giunta a destinazione, ripiego accuratamente gli occhiali da lettura e li ripongo nella loro custodia. Quelli da sole gli avevo gettati in borsa prima di salire.
Scendo dal treno, c'è troppa luce. D'istinto cerco a tastoni gli occhiali da sole sopra la testa, non ci sono.
In quale borsa li avrò mai messi, nella borsa bianca di pelle a zainetto o in quella di stoffa nera?
Fatti due passi mi fermo un attimo, sposto la borsa di stoffa dall'altro lato, libero lo zaino dal braccio sinistro, armeggio con la cerniera in situazione precaria, vi rovisto dentro… e...
Non ci sono.
La borsa di stoffa poi è talmente ingombra e congestionata che non riesco a trovare niente di quel che voglio, non è sufficiente puntellarla sulle ginocchia per guardarci dentro; mi occorre un appoggio sicuro.
Vedo una panchina libera che fa proprio al caso mio.
Mi avvicino, faccio per appoggiarla
sul sedile, quando sento un rumore sordo, di un oggetto di plastica che cade.
GLI OCCHIALIII!
Spero tanto che non si siano rotti nell'impatto.
Mi chino per raccoglierli, ma in terra non c'è niente.
Guardo sotto la panchina e non li vedo.
Eppure… lo avevo sentito, il suono… di qualcosa che cade.
Guardo ancora, ma non c'è niente!
Sogno o son desta?
Questo è un sogno, non può essere che un sogno!… mah…
Ma quali mi sarebbero caduti… quelli da sole di cui avrei ora bisogno o quelli da lettura?
Tolgo un bel po' di oggetti dalla borsa nera: il libro, la bottiglietta dell"acqua minerale, la lampada da lettura cinese… il cellulare… la custodia… il caricabatteria… le cuffie che sono rimaste a penzoloni.
Ah… ECCOLI!
Me li accomodo sulla testa a mo' di passata, metto via tutti gli oggetti alla rinfusa nella borsa e mi affretto per andarmene, ma… quelli da lettura, poi mi servono… anche solo per il telefonino.
Torno sui miei passi.
La panchina è ancora libera. Vi scaravento sopra le borse, faccio per sedermi, quando lo sguardo mi cade nello spazio oltre il sedile, tra questo e la spalliera.
Dietro, in basso, accostato alla parete, mi sembra di notare qualcosa.
Mi chino per meglio guardare quell'oggetto scuro quando sento una turista straniera urlare il nome del suo compagno -- "HEI… JOHN… COME ON! -- che le sta venendo incontro dalla biglietteria.
Tutta agitata mi si avvicina. Mi strappa gli occhiali di mano e se ne vanno con mille ringraziamenti: "thanks… thanks… grazie… grazie…!".
Mah…sogno o son desta?
Mi ero appena rialzata da sotto la panca, li stavo osservando; erano gli occhiali da lettura perché avevano le lenti trasparenti, la montatura marroncina di celluloide…
Ancora incredula e perplessa, mi riscuoto da queste riflessioni e prendo a raccogliere gli oggetti che avevo sparso sulla panchina, per sistemarli di nuovo nelle due borse, e cosa vi trovo?
I miei occhiali da lettura perfettamente ripiegati e riposti nella loro custodia.
Sogno o son desta..?
Giunta in città, dopo una tazza di caffè, ho una visione; senza una ragione alcuna un'immagine si va formando nella mente: mi sembra di vedere una bancarella dei libri a metà prezzo.
Decido di non passare dalla solita strada, ma da quella più lunga e cosa trovo nella piazza?
L'edicola dei libri a metà prezzo.
SOGNO O SON DESTA?
È infine giunta l'ora del rientro; ho già preso posto nel mio scompartimento: la borsa sul sedile, gli occhiali sul tavolino, ma il treno non parte.
DOBBIAMO CAMBIARE BINARIO!!!
SOGNO O SON DESTA???!!!,
SINCRONICITÀ?
©️ Marzia Pasticcini
mercoledì 13 settembre 2023
ANTEFATTO NELLO STATO DI VEGLIA
Stamattina presto mi alzo per andare in bagno, poi preparo una tisana di acqua e limone con un po' di miele.
Saranno state le 7 quando Andrea mi chiede un caffè, al che mi rifiuto di farlo perché voglio per prima cosa bermi la tisana.
Torno a letto e mi riaddormenta.
Qualche ora più tardi, Camilla e Andrea si alzano, li sento tra il dormiveglia che armeggiano in cucina per preparare il caffè e la colazione.
Decido di alzarmi anche io, anche se controvoglia, perché il desiderio di caffè si fa sentire, ma ho ancora molto sonno.
Mi giro nel letto e cambio posizione.
STATO IPNAGOGICO
Li sento discutere se prendere prima caffè o fare colazione. Penso di prendere il caffè e finalmente mi decido ad alzarmi.
RISVEGLIO NELLO STATO DI SOGNO LUCIDO
Mi alzo, guardo fuori dalla finestra. È una giornata di sole. Il cielo è azzurro e i riflessi del sole scintillano sulle increspature del mare blu.
Un galeone sta entrando in porto, le vele innalzate. Lo seguo con lo sguardo mentre si fa strada verso di me, seguito da presso da una nave di epoca contemporanea.
Corro in cucina gridando a Camilla e Andrea di guardare fuori. Torno a guardare la scena: lo scintillare del sole dorato, il galeone che avanza seguito dalla nave che è entrata completamente nel mio campo visivo.
Giro lo sguardo verso l'altra finestra del nostro appartamento situai in una mansarda che si affaccia sui tetti di Siena.
Sotto di me, perfettamente schierare, come su un pendio, piccole casette rosse dal tetto spiovente, come uscite fuori da un film di Hayao Miyazaki.
"Sto sognando...
Stiamo sognando, STIAMO TUTTI SOGNANDO1" vado gridando trascinando Andrea e Camilla verso le finestre.
"STOAMO SOGNANDO TUTTI" grido al massimo della voce, mentre continuo a trascinare Andrea per farlo guardare fuori, mentre Camilla impegnata in cucina volta lo sguardo, sorpresa verso di me senza abbandonare la sua postazione.
"Seh..., sogna lei" circa di sminuirw la cosa Andrea.
"Ma come, queste casette rose, questi tettucci, il mare... il sole che rifulge tra le onde..." sto tentafo di obiettare.
Gieo di nuovo lo sguardo fuori e la sera non cambia: Il Galeone avanti seguito dalla nave moderna e le casette rosse sul tetto sottostante, ma lui non mi crede.
Mi precipito fuori dell'appartamento per cercare una conforms alle mie sensazioni, Devo trovare qualcoasa, una pubblicazione di qualsiasi genere, in stampa o su internet che confermi o smentisca la presenza del mare nella città in cui abito. Mi ritrovo in un luogo pubblico, dove è in corso una mostra. Il curatore illustra l'evento con una proprietà di linguaggio tale da sembrare impossible si tratti di un sogno, cerco cosi di menorizzare quanto piu possibilw del suo discorso. Mentre mi avvio verso il mio appartamento, presa dalla frenesia, quasi travolgo due signore sedute su una panchina in un corridoio del palazzo. Inciampo sui loro piedi e caldo a terra. Mi rialzo scusandomi e corro verso il mio appartamento.
La porta è aperta e due ragazzini guardano dei cartoncini Bristol su uno scaffale del mio appartamento. Chiedo loro cosa facciano lì e cosa intendono fare, mi risponfono che hanno bisogno di un cartoncino per un disegno che devono presentare a scuola.
Su quello che hanno già in mano sono annotati alcuni numeri di telefono e il mio mome e indirizzo. Mi scuso con loro dispiaciuta e me lo riprendo.
Scendo con Camilla in un corridoio affollato come il sottopasso della stazione di Firenze. Davanti a un negozio un gattino tigrato appena nato muove i primi passi a piccoli balzi come un cerbiatto. Non osiamo avvicinarci dato che la mamma gatta acquattata in un angolo non lo perde di vista mentre il cucciolo appare e scompare tra i piedi dei passanti.
La scena scompare e mi ritrovo nel letto.
RISVEGLIO
Dalla cucina Il gorgoglio della moka e l'aroma del caffè che Camilla ha appena fatto mi sorprendono nel letto.
Era davvero un sofno lucido e ho perso tempo per cercare di convincere gli altri.
©️ Marzia Pasticcini
Domenica, 16 maggio 2021
Discesa scale, casa viaggiante, Arabia (sogno lucido)
Scalinata che scendo nel solito modo che faccio nei sogni. Ne sono sorpresa ed entusiasta.
"Ho vinto la paura delle scale perché riesco a scivolare giù come nei sogni". Così vado raccontando in giro.
Evento pubblico in cui mi esibisco.
L'immagine svanisce e mi rendo conto di stare sognando. Non era la realtà, mi sto per svegliare.
Apro leggermente gli occhi e dalla porta finestra vedo la testa di una statua di pietra che sormonta una collina al di sopra della città.
Un grido soffocato mi desta, ma quel che credo sia la realtà, ne sono convinta già, si tratta di un sogno.
Anche questo è un sogno.
La casa si sta muovendo lungo un viale, come fosse un’automobile. Scendo giù sul marciapiede del mio appartamento che si sta stabilizzando in città.
Vedo cartelli pubblicitari, pannelli con immagini olografiche delle Province e indicazioni stradali su fondo verde come si trovano in autostrada. Anche le targhe delle auto hanno scritte olografiche. Vedo le auto scorrere via, inghiottite da un sottopasso sormontato da tre pannelli verdi con le indicazioni stradali scritte in più lingue e in arabo.
Decido di fare due passi in città e sfruttare il sogno. Prima però mi devo alzare.
Prima di aprire gli occhi, ancor prima di vedere la statua, sono a letto, gli occhi ancora chiusi. Li tengo ben stretti per rimanere nel sogno lucido. Andrea accanto a me non vuole che mi alzi, mi tieni avvinghiata.
Mi alzo, vado in giro seminuda.
Gli uomini, tutti, mi guardano con desiderio e io mi eccito.
Negozio: profumeria. Mi tocco le labbra e chiedo una crema che mi spalmo sul seno e sul viso. Mi faccio dei pizzicotti e so di essere sveglia: ciò che sento sotto le dita è ciccia. Posso comprare quello che mi pare e farlo mettere sul conto del marito.
Prendo anche un paio di collane. Alcune ragazze che lavorano lì come commesse me ne fanno posare una perché è il simbolo dell'Isis e io non lo sapevo. Me ne dispiace perché mi piaceva.
La collana è simile alla scritta del programma televisivo Al Jazeera e in parte alla mano di Fatima ma con la forma di un asso di picche rovesciato.
Marzia Pasticcini
(anno 2008/2013)