Cookies' Blog

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mercoledì 24 dicembre 2025

Monsignore



Il panorama davanti a noi si estende a perdita d'occhio in fazzoletti di terra coltivata, un patchwork di bionde spighe di grano e riquadri colorati:  un arcobaleno di fiori, verdure e frutti biologici che mostro con entusiasmo a mia madre dal colle sovrastante. 

Sono sovraeccitata per la presenza di tutta questa abbondanza, a opera di una comunità ecologica  che si è insediata a valle, al punto da voler scattare una foto. C'è la luce giusta, il sole e il cielo azzurro, ma c'è un tale via vai di gente che si mette in mezzo, al ché la foto non riesce. L'immagine o è troppo scura, la luce non sembra quella giusta, o non rispetta i colori, e qualcuno si infila nel riquadro immediatamente al momento dello scatto, È impossibile immortalare quell'istante, per cui ci rinuncio.

Mi viene affidata momentaneamente una bambina piccola di poco più di 12 mesi che si avvicina pericolosamente al muretto privo di parapetto. L'afferro nel punto più pericoloso, dove il terreno è nudo e si sfalda. 

La alzo da terra e la prendo in collo; è un po' pesante, ma è soffice e tenerissima al contatto con la mia guancia.

C'è una festa, un gran banchetto, siamo seduti a un lungo tavolo in campagna con tanto cibo buono. C'è anche la mia amica Silvia che non vedo da decenni.  Vorrebbe la torta di formaggio, quel che ne resta,  ma Andrea la vuole per sé, perché troppo buona. Penso di dirle che non abbiamo resistito ed è stata fatta fuori.

Vicino alla campagna c'è un borghetto.  Mi avvicino e vado a chiedere informazioni per un corso. 

Varcato il portone accanto alla chiesa, nello spazio interno antistante un camino, vedo due suore vestite di nero sedute una di fronte all'altra su due sedie piccole di ferro con sedile e spalliera in formica color acqua marina. 

“Buongiorno!” le saluto con un filo di voce. La suora che mi volta le spalle si gira verso di me. Allo stesso modo chiedo se la sera fanno il corso.

 “Chieda a Monsignore!” dice questa e non aggiunge altro.

Senza alcun'altra indicazione da parte loro, vado avanti timorosa, perché non vedo nessuno davanti a me e sulla sinistra una fila di porte bianche chiuse che non oso aprire, ma che devo se voglio avere una risposta.

Con mano tremante spingo leggermente la prima porta. Nello spiraglio che si apre intravedo un lettino medico disfatto  con sopra un lenzuolo stropicciato. Sembra un'infermeria. Ritiro immediatamente la mano e la porta si richiude.

Vado avanti e allo stesso modo apro la seconda porta. 

Vedo una fila di letti da ospedale con l'intelaiatura in ferro smaltata di bianco e lenzuola bianche al cui interno giacciono malati. Rimango sulla porta ad osservare un lungo corridoio  dove passeggiano uno o due preti in tonaca nera. 

Chiedo loro di Monsignore e quando lui compare gli chiedo se la sera fanno il corso. 

Monsignore mi dice che sì il corso c'è e si terrà  alle quattro del pomeriggio. “Parleremo del figlio!” dice.

Manca solo un quarto d'ora alle quattro e sono senza auto; dovrò tornare con la macchina di mia madre. Sto pensando se partecipare o meno e se faccio in tempo.


Martedì 24 dicembre 2025

©️ Marzia Pasticcini





martedì 23 dicembre 2025

Il Palazzo


Sto correndo appresso alla mia collega sul ghiaino che mi dà fastidio sotto la pianta dei piedi nudi. Vorrei librarmi in volo, ma continuo a camminare nonostante il dolore. Finalmente raggiungo i gradini che conducono al portone del palazzo. Entrata nell'androne,  percorro la prima rampa di scale quando il custode mi ferma.

“Mi manda il mio assessore…” mi giustifico. “La mia collega è appena entrata!”. Ma per quanto mi sforzi per spiegarmi, lui non vuole sentire ragioni e mi fa scendere, nel mentre vedo due tizi entrare dal portone d'ingresso: un ragazzino di circa 11 anni e un giovane adulto, entrambi dai capelli rossi. Penso a quanta responsabilità debba avere un custode di Palazzo a chi far entrare e a chi impedire l'ingresso. Potrebbero essere delinquenti o terroristi. Nel frattempo vedo sopraggiungere, sul balcone sovrastante, la mia collega, comparire di fretta da destra verso sinistra.

“Sonia, ti posso dare una mano?” le chiedo.

Si sofferma un attimo e, con un sorriso beffardo, scuote la testa e mi dice di no. Perplessa, rimango per un po’ interdetta e poi giro i tacchi e me ne vado di fretta, perché mi sono rotta le scatole.


Martedì 23 dicembre 2025

©️ Marzia Pasticcini 

lunedì 22 dicembre 2025

Il profumo


Sto riempiendo una piccola boccetta di profumo e la porgo all’uomo in piedi alla mia sinistra. Tenendola fra l'indice e il pollice della mano sinistra, la alza contro luce per verificare il livello del colore dorato che si illumina. Non so che ruolo io abbia in questa situazione, ma non appena metto via o faccio portare via il contenitore a forma di gabbia, noto che sul fondo è rimasta un'unica boccetta di profumo dimenticata, simile alla classica boccetta di Guerlain con il tappino a forma di tetto spiovente.

"Ferma, un attimo…” dico rivolgendomi alla donna appena sopraggiunta per portare via la gabbia-contenitore. 

Recupero la boccetta mignon da circa 10 o 15 ml, la tengo fra il pollice e l'indice della mano sinistra, la stappo e aspiro l'odore del.liquido dorato. Sa di Chanel n. 5, un profumo talcato con un sentore pungente. L'uomo mi confessa che è il profumo che avrebbe scelto la moglie, in piedi alla mia destra, silenziosa, la testa abbassata, le mani sul grembo.

“SÌ, era questo il profumo che voleva, lo aveva visto in una pubblicità…”, dice l'uomo.

Nella boccetta c'è un frammento di qualcosa scivolato dentro. Vengo a sapere che è stato riaperto il caso.

Andando a ritroso mi vedo scivolare lungo  una strada in discesa che si estende all'orizzonte a gran velocità, non so con quale mezzo. E poi  intenta a scrivere qualcosa, un tema letterario, un racconto, o piuttosto un riassunto sullo stile di Jane Austen. È mia madre che mi ha dato questo compito. Non sono a capo di niente quando dice che il tempo per la consegna delle composizioni è quasi finito. Ma ho con me gli auricolari e i testi dei libri da recensire, così leggo e ascolto alcuni brani senza farmi vedere.


Lunedì 22 dicembre 2025

©️ Marzia Pasticcini

domenica 21 dicembre 2025

La piazza


Ma dove sei?” domanda al cellulare Carla, la mia ex insegnante di scrittura creativa.

“Mah… sono in una piazza” azzardo mentre mi guardo attorno.

Davanti a me si apre uno spazio racchiuso fra due strade a scorrimento veloce. Una piccola piazza, con pini, aiuole e panchine, di cui non conosco il nome. Non è la mia città. 

Cerco qualche punto di riferimento che possa dare a Carla maggiori indicazioni. Mi sposto sul marciapiede della piazza antistante una delle due strade dove scorrono auto e altri mezzi rumorosi. Ferma sul cordolo, il cellulare all'orecchio, guardo di fronte a me, vedo la porta di un locale privo di insegna, probabilmente è un ristorante o una trattoria.

“Non so dove sono!”. Più avanti, pochi metri a sinistra c'è una intersezione con un'altra via priva di segnaletica. 

In alto, dalla parete che fa angolo, sporge l'ultima o la prima lettera di un'insegna luminosa a lettere singole. È stondata e rossa.

“Ahh… sono alla Coop!” le rivelò alla fine anche se non conosco la via.

Lei lo sa, ha capito e poco dopo ecco che arriva e si accosta all'angolo del  marciapiede di fronte alla Coop, troppo radente al muro. Faccio per salire dalla parte del passeggero, nel mentre sopraggiunge una ragazzina proveniente dal locale privo di insegna.

“Salite dietro…dall'altra parte!”, ci ordina Carla.


Domenica 21 dicembre 2025

©️ Marzia Pasticcini