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sabato 9 settembre 2023

LA VALLE DEL PAMIR

 

Tre puntolini all'orizzonte tra cielo e terra


Il sole basso all’orizzonte creava contrasti di luce vivida: ocra-arancio e lunghe ombre si stendevano  viola sul selciato accidentato e sulla alta parete scoscesa che lo fronteggiava.

 

Sulla lunga strada di ritorno sbucarono dalla zona d’ombra due figurette piccole, seguite, più a distanza, da una terza.

Si fermarono, si guardarono attorno piene di meraviglia e stupore nel primo fulgore delle luci serali.

Erano precedute da filiformi sagome viola che si stagliavano contro la parete di terra rutilante.

 

Nel loro incedere, mantenevano la destra, serpeggiando tra le spire dorate a strapiombo nella profonda gola che si apriva ai loro piedi:  un orrido… una valle velata da una cortina di foschia.

<<Ma è mai possibile che in momenti come questi siamo senza macchina fotografica?>>

 

Si ergeva all’orizzonte una montagna, la parete sinistra irta e scoscesa… sul lato destro, scendeva, un mulo, giù per il crinale, schiacciato dal suo carico pesante e si stagliava nel fulgore rutilante di un cuore trafitto.

 

Il disco infuocato, inghiottito dalle viscere della terra, disperdeva sangue  che andava sciogliendosi nell’arancio e digradava nel rosa, per poi rapprendersi, come una ferita rimarginata, in grumi viola e blu che si dissolvevano, a tratti, nel lilla  e striature arancio, ultimi barbagli di luce serale, si disperdevano nel  cielo vespertino.

Come una carta assorbente, una gola riarsa e assetata, un prigioniero che reclama acqua, una pianta dimenticata, riarsa dal sole, assorbiva il  cielo   gocce di colore…e stilla dopo stilla ne affievoliva i colori e con essi le ombre.

 


Nell’ora blu che precede la notte, nell’ora in cui si indovinano i colori, percepirono, le tre figurette, la propria solitudine…in quella vasta immensità: tre puntolini all’orizzonte tra cielo e terra… si avvidero che la propria ombra non le precedeva più dileguandosi nell’oscurità.

Tam… tam... ta-tam….tam… tam… ta-am.... Tam… tam… ta-tam

Attratte come da una forza misteriosa, si trascinavano, passo dopo passo, guidate da un richiamo ritmato, presagito al principio. Un farfugliare sordo  … che appena si accennava, come un motivetto che si leva impalpabile  nella mente… prendendo consistenza… via, via nel tempo, fintanto che, accesa che hai la radio, eccolo lì, si materializza.

Tam…tam... ta-tam….   tam…tam… ta-tam... TAM…TAM…TA-TAM

 

Come un’aquila che vira  nell’azzurro,  così i loro profili ballerini, riaffioranti dall’oblio, mutavano direzione, man mano che si approssimavano al villaggio, come  servi fedeli dietro i loro padroni, proiettati da fiammelle ballerine riverberanti sulla nuda roccia… e più forte si faceva il rumore:

 

TAM…TAM... TA-TAM....   TAM…TAM… TA-AM… TAM…TAM…TA-TAM

TAM…TAM... TA-TAM...   TAM…TAM… TA-AM... . TAM…TAM…TA-TAM

 

Sobbalzava la terra ai loro piedi, in un ritmo cadenzato e regolare, mentre più fosche si facevano le ombre delineate da fiammelle  tremolanti.

TAM…TAM... TA…TAM…   TAM…TAM… TA-AM…. TAM…TAM…TA-TAM

 

…La valle del Pamir!

 

Giunte che furono  nei pressi del villaggio, un varco si apriva nella roccia…    una bocca oscura, famelica… su cui danzavano luci dorate…  alimentate da carboni ardenti …

Si levavano, in uno sfavillio, fiamme dorate da due bracieri bronzei posti di lato.

E a guardia del templio, svettavano, ai due lati, figure d’ebano, imponenti…corpi scultorei cesellati nella dura pietra, ma una pietra calda assetata di luce e calore. Così come la magia di una lanterna proietta siluhettes su un bianco schermo, ombre danzanti, nere come schiavi in catene, si stagliavano violente sulla dorata roccia.

Coi loro copricapo colorati: rosso, arancio e giallo, le erculee braccia e il nudo petto cosparso da odorosi unguenti,  venivano battendo sui tamburi, con le nude mani, il ritmo regolare del Pamir.

 

Ecco che, sul punto di svanire, dissolversi nell’aria come fumo, evaporarsi perdendo consistenza, era come se una voce venisse loro dal profondo, senza che ne fosse emesso suono alcuno:

 

<<Dovete sostenere la visione, percepirne l’essenza… riempirvi occhi, mente e cuore di consapevolezza… energia impalpabile, eppure la sola ed unica capace di varcare la soglia tra due mondi senza più confini spazio-temporali!>>

 

Esploratori venuti da altri mondi, attraverso velate trasparenze, in una piega d’universo chiffoné, proseguirono in silenzio il lungo cammino di ritorno al ritmo del tam tam.

 

TAM…TAM... TA…TAM…   TAM…TAM… TA-AM…. TAM…TAM…TA-TAM

TAM…TAM... TA-TAM….     TAM…tam… ta-am… tam…tam…ta-tam

tam… tam... ta-tam….tam… tam… ta-am.... tam… tam… ta-tam

tam… tam... ta-tam…

 

 

 

 

Marzia Pasticcini

Griselda Scrittura 2007 – Il Fantasma nel castello

 

Note

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Note a La valle del Pamir

A proposito del tema del viaggio, ho fatto un sogno del 2005:  La valle del Pamir, tre puntolini tra cielo e terra, annotato sul quaderno dei sogni e rimasto in incubazione nella mente fino ad agosto 2007, quando l'ho ripescato, in occasione di un primo laboratorio di scrittura creativa, rielaborato e trasformato in un racconto.

Pubblicato poi nell'antologia del corso di scrittura creativa Griseldascrittura n. 3 Raccontare di scienza e di mistero, a cura di Sandra Landi, Firenze, Morgana edizioni  2008,  pagg. 118-119.


Nel documentario "Spedizione nazista sul Tibet" trasmesso da 

VOYAGER, ai confini della conoscenza 11^ serie del 28 aprile 2008, I segreti della Sfinge,  ho riconosciuto l'ambientazione del sogno.


Nel 2009 mi sono imbattuta in un articolo: Shamballah su una rivista web nonsoloufo - Ufo and much more -- di cui conservo ancora la copia cartacea -- vi si parla di un libro di un certo Nicolad Roerich, "Shamballah, la risplendente". È  qui che ho sentito per la prima volta il nome Pamir, infatti l'articolo dice: "Diverse allusioni, sotto forma di simboli, collocano Shamballa nel Pamir, nel Turkestan o nella parte centrale del deserto del Gobi…".


Mi domando: sarà tutto un caso?

 

 

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