Sono a casa di una famiglia albanese. Una vecchia mi porge un vinile sporco, mi chiede di lavarlo.
Vado in bagno, lo lavo sotto l'acqua corrente e un po' di sapone liquido. Non ho niente con cui asciugarlo.
Così mentre mi avvicino in cucina, varcata la porta fra una stanza e l’altra, vedo in un angolo della cucina alcuni canovacci colorati appesi ad un gancio, come si trovano in tutte le case.
A quella vista sarei tentata di far notare a mio marito dove anche loro tengono gli stracci per asciugare i piatti. A mio marito non piacciono, vorrebbe li tenessi in un cassetto o agganciati all'interno dell'anta della cucina, sotto il lavabo, e non in vista. È nella realtà della veglia che non gli piacciono, ed è sempre quando è arrabbiato che li vede, altrimenti non ci fa caso.
Vorrei proprio trascinarlo lì per farglieli vedere, quei canovacci appesi.
Ne stacco uno e prendo ad asciugare il disco. Però è peggio di prima, ci sono macchie di olio tonde sulla superficie, indelebili. Torno nella stanza e porgo il disco alla vecchia. Lei lo mette sul piatto, abbassa il braccio e la puntina si adagia sul solco producendo un fruscio che dura qualche secondo. Segue poi una musica e una voce di donna che canta.
Mi sembra di sentire qualche altra voce, qualche altro suono di sottofondo un po’ inquietante e non so se il disco è rovinato.
Lunedì 1 dicembre 2025
©️ Marzia Pasticcini

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