Sono a casa di Antonia B., la mia ex capoufficio. Ha una casa piccola e stipata di oggetti. La cosa mi rincuora perché non sono la sola ad avere ogni angolo della casa strapieno. Passo in rassegna ogni singolo scaffale e ogni mobile. Nel frattempo, Antonia, che era andata in un'altra stanza, girato l'angolo che conduce all'ingresso, mi viene incontro con in mano un sacchetto di cellophane contenente fette di pane: "Tieni, portalo alla tua bambina!". Rimango un po' perplessa, non capisco il senso delle fette di pane. Fossero stati biscotti, dolci o alle cose, lo capirei, ma non ho mai visto regalare fette di pane.
In quel mentre arriva il marito che mi porge un cane bianco e mi dice: "prendilo e portalo a casa!".
"Mia madre non lo vuole, un cane!" rispondo io.
La porta è aperta e il cane scappa via.
Cambio di scena in questa narrazione ricostruita a ritroso:
Siamo sedute in un'automobile: io; mia sorella e una tipa, una professionista, forse una giornalista, che nella seconda parte del sogno prenderà le sembianze di Antonia B.
L'interno dell'auto è proprio come un salottino, ma senza finestre. La giornalista, seduta sulla sua poltroncina o meglio su un divano a due posti è rivolta nel senso di marcia. noi sediamo sull'altro divano di fronte a lei in senso contrario con le spalle rivolte verso l'autista che peraltro non si vede mai perché il salottino pare ermeticamente chiuso anche se confortevole.
La sensazione è di benessere viaggiare in auto con autista, in un salottino senza alcuna preoccupazione.
©️ Marzia Pasticcini
Martedì 5 agosto 2025

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